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3 – Piazzetta Consolata

PIAZZETTA CONSOLATA – TORRE CAMPANARIA

Suggestiva piazzetta del centro storico, piazza della Consolata ospita l’unico resto di monumento romanico a Torino, conosciuto fino ad oggi: la torre campanaria della seconda metà del secolo XI. Anticamente era una torre di avvistamento, punto strategico per la difesa della città, essendo posta a ridosso delle mura che circondavano il Quadrilatero romano. Tale poderoso campanile di 40 metri di altezza venne innalzato con materiali di recupero e l’aspetto che possiamo ammirare oggi è il frutto di un importante restauro degli anni Quaranta del Novecento, che ne restituì l’aspetto originale, modificato alla fine dell’Ottocento dall’inserimento di un grande orologio sulla facciata esterna.

La torre campanaria della Consolata, dominante rispetto al profilo dei tetti, insieme con la Torre civica (non più esistente) e il campanile del Duomo di San Giovanni, divenne una costante nelle raffigurazioni iconografiche della città. Grazie all’Associazione di volontariato “Amici della Consolata”, ora è possibile visitarlo in piccoli gruppi, su prenotazione.

L’antica chiesa romanica di cui rimane traccia all’interno dell’edificio attuale, fu costruita dal monaco costruttore Bruningo, il cui nome ci viene restituito dalle fonti come il primo «architetto» conosciuto nella storia dell’Italia medievale.


LA FACCIATA E L’ENTRATA

L’attuale entrata principale del Santuario, frutto di sviluppi urbanistici successivi, è sormontata da un pronao neoclassico del 1860 ed affiancata da due statue dei primi del Novecento. Si tratta di san Massimo, primo vescovo di Torino (IV secolo) e del beato Sebastiano Valfré (1629-1710) uno dei primi seguaci di san Filippo Neri e apostolo insigne della città. Lo scultore è Luigi Calderini (1880-1973).

In alto, si può leggere la scritta in latino: «Augustae taurinorum Consolatrix patrona» (Consolatrice e Patrona dei torinesi). La pietà popolare chiama Maria la «Consolata» in quanto ricolma di Colui che è la «vera consolazione di Israele» (Luca 2,25). Per questo, è resa capace di donare lo stesso Consolatore (Paraclito), diventando a sua volta “Consolatrice”.

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